Certe cose non cambiano mai.
Altre, per fortuna, sì.

domenica 16 settembre 2012

Perché

Non fatevi spaventare dalla lunghezza, si legge in pochi minuti. 
Potrebbe piacere o meno, è un racconto di Dino Buzzati che si intitola "Perchè" e mi ha colpito molto.
Regalo anomalo che condivido :)


'Illustravo al diplomatico venuto per la prima volta da Marte le nostre consuetudini:
Si direbbe che l'intero nostro mondo sia organizzato all'unico scopo che sia eternamente presente una guarnigione in attesa di partenza.
Perciò gli uomini si riproducono e anche le bestie e le piante si riproducono, e questo viene sollecitato dalla circostanza che l'atto della fecondazione è ritenuto in genere la cosa massimamente piacevole.
E' tale il gusto dell'amore tra uomo e donna che non c'è assolutamente il pericolo che l'uomo cessi di procreare e di garantire la presenza della guarnigione.
Egli anzi indulge al piacere della congiunzione carnale con tale stupidità da mettere al mondo molti più figli di quanti ne possa nutrire e perciò soffre spesso di miseria, fame, umiliazioni ed è così stolto da non accorgersi che queste afflizioni se le è procurate lui stesso e ne dà colpa al prossimo, a chi, avendo avuto un po' più di sale in testa, sta meglio di lui.
"Ma, spiegatemi" disse lo straniero che veniva da un mondo molto più persuasivo; e non riusciva a capire, "a parte l'atto della fecondazione, che gusto hai nel mettere al mondo i figli?"
"Bravo! La vita è una cosa sacra e il trasmettere la fiaccola nel futuro è la nostra più nobile missione. Inoltre, siccome vengono fuori da noi e quasi sempre ci assomigliano, noi li amiamo sopra di ogni altra cosa al mondo; inoltre i bambini e i giovanetti sono belli a vedersi, sono graziosi, destano sentimenti d'amore."
"Ma vi rendete conto che li mettete al mondo all'unico scopo che anch'essi partano?"
"Certo lo sappiamo ma partono molto dopo di noi. Questa è la regola. Tant'è vero che quando per disgrazia uno dei figli deve partire in giovane età per i genitori è la tragedia più grande."
"Beh, io sono qui da poco, ma ho l'impressione che i vostri figli, giunti a una certa età, rispondono al vostro amore col disprezzo e con l'odio, e non gliene importa un bel niente quando partite voi vecchi a meno che questo non porti a una diminuzione dei soldi e delle comodità."
"Una volta non era così."
"Adesso direi di sì."
"E con questo? La missione dell'uomo è di perpetrare la vita, tutto il resto ha un'importanza secondaria."
"Perpetuare la vita ma anche la morte, anzi più la morte che la vita, dato che il fine ultimo della vita è la morte. E questo succedersi di generazioni e generazioni al precipuo scopo di morire mi sembra una delle cose più assurde."
"E' tanto assurda, in apparenza, che evidentemente non è come tu dici. Io penso che la vita in sé, cioè l'attesa della partenza, sia una cosa importantissima e bellissima, se usata bene. Tutti del resto sembrano apprezzarla al più alto grado. E il lasciarla costituisce il più grande dolore. Del resto, che potremmo fare?"
"Semplice: non procreare più. Impedire che si rinnovi un destino tanto miserabile."
"Adagio. Non è detto che dopo la partenza tutto sia finito. Si tratta anzi del massimo problema, della cosa fra tutte importante e terribile. Qual'è la destinazione dei reggimenti in partenza? Dove vanno i bastimenti in partenza? Verso quali battaglie, mari, destini? Da che esiste l'uomo, tutti si sono posti l'enigma. C'è un'armata nemica da sconfiggere? C'è da conquistare un Paese sconosciuto? Dove vanno? Con che propositi? Oppure si incamminano ciecamente? E le navi dove approdano? Questo è il grande problema:"
"Che nessuno è mai riuscito a risolvere."
"Non è vero. Molti si sono persuasi che lo scopo della vita su questa Terra è appunto una seconda vita, in un altro luogo, che durerà eterna. Lo vedi che così tutto si spiega?"
"E tu, personalmente, ci credi?"
"Be', per essere sincero, no. I miei genitori ci credevano. Io non ci credo più o per lo meno ho dei fortissimi dubbi. I miei figli ci credono ancora meno... Ciononostante alla vita anche i miei figli sono attaccatissimi."
"Sfido. E' l'unica cosa che gli rimane, dopodiché..."
"Vedi. L'uomo ha delle misteriose risorse..."
"Vuol dire che vive come se non dovesse mai partire? Come se la vita sua dovesse essere eterna?"
"In un certo senso, sì."
"Devo confessarti che questa è la cosa che mi ha stupito di più da quando sono giunto fra voi. Tutti si comportano come se non dovessero partire mai e quando poi arriva l'ordine si mostrano sorpresi, protestano, fanno le tragedie."
"E' logico. La vita è una cosa bellissima, il mondo è un posto incantevole. Ci sono i prati, i boschi, i fiori. Il cielo, il sole, le nuvole. Le stelle, la luna. Hai visto il mare, hai visto le montagne? Non sei stato nei musei? Non hai provato a leggere qualcuno dei nostri capolavori letterari?"
"Eh, sono qui da pochi giorni. La vostra lingua la conosco male."
"Allora non hai visitato ancora le città più splendide, i monumenti, i grattacieli, i ponti, che sono l'orgoglio dell'uomo. E le donne giovani e belle, le hai osservate? Hai provato a toccarle? Lo possiedi anche tu un apparato genitale? Hai provato a farci l'amore? Ti ci sei provato nei nostri vizi? Lo sai che sono una cosa divina?"
"Ti ascolto un po' sbalordito."
"E le musiche, le canzoni... e le cose buone da mangiare e da bere... lo sai che molti preferiscono la tavola all'atto carnale?... E gli spettacoli di teatro e gli spettacoli sportivi? E le gioie dello sport? Lo sci lo praticate anche voi?"
"Devo riconoscere che sei abbastanza eloquente. Quasi quasi mi convinci... Insomma, nonostante quella faccenda, il vostro è un paradiso. Nonostante la scadenza che vi aspetta, il vostro è un paradiso felice."
"Puoi ben dirlo. La Terra è un paradiso in un'eterna primavera e già che ci viviamo non possiamo desiderare di più, siamo appunto, come dici tu, creature felici."
"Quindi io mi ero ingannato."
"Certo. Contrariamente a quanto tu supponevi noi, ripeto, siamo felici. Felici! Felici! Sprofondati in un oceano di beatitudine! La maledizione che mi spacchi. L'inferno! L'affaticarsi e alla fine trovarsi sempre con le mani piene di cenere. L'impazzire per una donna e quando l'hai posseduta sentirsi come un verme vuoto. Combattere per la gloria, per i soldi, per il demonio che mi prenda e quando ci sei arrivato ecco l'ombra nera che ti aspetta e tutto questo per dover crepare e anche i vizi meravigliosi, anche la poesia, anche la musica si convertono in putrefazione e veleno e ti parla uno dei fortunati, uno dei fortunatissimi, perché gli altri per lo più sono condannati anche alle malattie, alla miseria, ai disagi corporali, alle puzze, alla bruttezza, alla volgarità e anche loro devono partire anche se dimenticano di dover partire, anche per loro l'ombra che aspetta all'angolo, dietro la porta, dentro all'armadio, e l'angoscia notturna e l'angoscia del mattino che è anche peggio... Unico scampo è la stoltezza per cui l'uomo politico si preoccupa dei secoli venturi e dei destini dell'umanità e l'avvocato, il medico, il banchiere, il tessitore, il negoziante è convinto che il suo lavoro o affare o complotto è la cosa più importante del mondo e durerà eterna e ciascuno ama e adora le proprie cose, la propria casa, i propri figli e si dimentica completamente lo scopo ultimo, il cui pensiero dovrebbe essere invece governare tutti i suoi giorni e poi quando lo vengono a chiamare si mette a sbraitare come un maiale sgozzato."

4 commenti:

Ilmondoatestaingiù ha detto...

Buzzati è un grande. Credo che questo racconto sintetizzi in poche righe molte delle sue idiosincrasie e dei suoi amori, che spesso riecheggiano quelli di tutti, raccontati con una semplicità e crudezza che disarmano...

E la sua paura della morte, così evidente, eppure affrontata con serenità quando è stata la sua ora...

Si vede che Buzzati mi piace molto? :)

la tina ha detto...

ciao imatig, mi fa piacere rileggerti :)

sì, si sente che buzzati ti piace. a me questo racconto ha folgorato, l'ho riletto un paio di volte e ho pensato: geniale. 4 paginette stringate ed ecco le due facce antitetiche di chi cerca di convincersi della grazia della vita, e di chi con crudezza ne vede le miserie. mi ha davvero colpito.
e dire che quando avevo letto il deserto dei tartari mi era sembrato così poco attraente. sai, quelle cose che ti fanno leggere per obbligo scolastico troppo presto...

Ilmondoatestaingiù ha detto...

Il deserto dei tartari è sicuramente di una poetica complessa, che difficilmente si digerisce da giovani. Credo che Buzzati vada letto nella maturità, quando un po' di esperienze di vita te le sei fatte..

C'è una bellissima raccolta di racconti brevi di Buzzati, uno più bello dell'altro. Il senso dell'assurdo, dell'ineluttabilità del destino, della carnalità, tutto assieme. E poi, che cronista che era...

la tina ha detto...

questo racconto molto breve è preso da un libretto che si chiama "il reggimento partirà all'alba". sono tutti racconti in cui la partenza del reggimento, appunto, corrisponde alla morte, al lasciare tutto ciò che si ha e si conosce. è molto bella, lui dice che tutti in un modo o nell'altro apparteniamo ad un reggimento, che poi è la vita.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...